La ripartenza. Outlook 2023: sospesi tra “mantra” e realtà

Gennaio 2023 –

Un outlook che si rispetti non può non riprendere quello dell’anno precedente e verificare se il sentiero delineato allora era corretto. Questo quello che dicevamo sull’Europa:

Questo quello che dicevamo sugli Stati Uniti:

Abbiamo avuto ragione e sbagliato allo stesso tempo.

Avevamo previsto che l’inflazione Usa sarebbe scesa sotto quella europea, che i tassi area Euro si sarebbero alzati di parecchio, che il dollaro Usa si sarebbe rafforzato toccando la parità, che gli Usa non sarebbero andati in recessione, che i listini europei avrebbero perso almeno il 10%.

E’ mancato però all’appello il tassello più importante, ossia il mercato azionario Usa.

Lo scenario da noi delineato era coerente con un aumento dei listini Usa o quanto meno un differenziale positivo rispetto a quelli Europei. E’ successo il contrario, con Nasdaq che ha perso circa il 30% rispetto al 10% dei listini europei. Per una visione come la nostra, idealmente Lungo Usa (mediamente 40%) e corto Europa (mediamente 20%) questo ha significato un -10% di performance sull’anno. A questo aggiungiamo il -2% dei titoli legati all’inflazione italiana (eh sì, perché durante tutto il 2022 più l’inflazione saliva, più il mercato vendeva i BTP Italia aspettandosi tassi reali sempre più positivi, malgrado i tassi reali effettivi diventavano sempre più negativi).

Avevamo ragione sulle grandezze reali, quelle misurabili e prevedibili: gli utili negli Usa nel 2022 sono saliti.

Avevamo ragione sull’inflazione Usa: era transitoria, tanto è vero che già a settembre 2022 il tasso di inflazione tendenziale annuo era tornato sotto il target Fed del 2%.

Abbiamo avuto torto sui listini statunitensi. Non abbiamo previsto che il mercato avrebbe richiesto al Nasdaq multipli decisamente più bassi, talmente più bassi da echeggiare quelli del periodo 2004-2008

Non abbiamo previsto che il 2022 sarebbe stato l’anno dei «mantra».

Quello Nasdaq = Long Duration, ad esempio, che ha attecchito malgrado il decollo di quella transizione di cui parliamo da anni; malgrado i dati storici ne svelino l’inconsistenza pratica e teorica.

Mantra come quello «long Value», «short growth», che sta già lasciando il passo ad un mantra ancor più incoerente con i dati macroeconomici (più che previsione pare un riflesso Pavloviano) come quello di Bernstein sul Nasdaq. Questo «vaticinio» è la sintesi di quello che è successo nel 2022: lo scontro tra mantra e realtà.

Outlook 2023.
Prepariamoci perché i mantra si moltiplicheranno ma, rispetto allo scorso anno, ad attenderli ci sarà una realtà più “solida”, perché gli spauracchi su cui far leva (inflazione, rialzo tassi, multipli azionari alti) sono svaniti.

Sentiremo previsioni tipo quella di Bernstein, sentiremo parlare della fine di Google e Meta, soffocate da nuovi motori di ricerca come Chat.Gpt che porteranno a zero le entrate da advertising, della fine della transizione verso l’auto elettrica, della fine della deflazione e dell’epoca della moderazione salariale, della fine del dollaro, della fine dell’egemonia economica statunitense e ci verrà detto che siamo al cospetto della nascita di un mondo multipolare. Ci diranno che la crisi demografica ridurrà forza lavoro e Pil.
Nulla di tutto ciò è supportato dai dati, secondo noi.
L’economia statunitense è più forte che mai e crediamo che il 2023 ce lo dimostrerà.

Mantra contro realtà si diceva.
Cominciamo a smontarli uno ad uno.
Mantra: la guida autonoma non arriverà mai perché pericolosa.

Cercando su un motore di ricerca ” Tesla china”, le prime voci che appaiono sono tutte riguardanti gli incidenti.

I dati sulle miglia guidate per ogni incidente mostrano una realtà diversa.

Mantra: l’auto elettrica è imposta dall’alto e senza sussidi la domanda non esiste.

Realtà:

-Tesla, unico vero player nel settore, mostra vendite che crescono seguendo un andamento esponenziale


-l’adozione dell’auto elettrica nella tradizionalissima Germania procede su un trend che vede l’estinzione del motore a scoppio già nel 2028, altro che 2035.

Mantra: un sistema basato solo sulle rinnovabili è utopia.

Realtà: il calo del costo delle rinnovabili è oltre al livello in grado di travolgere il sistema basato sulla produzione di energia tramite il fossile.

Realtà: i paesi che ci hanno creduto, già oggi hanno il 73% del consumo elettrico soddisfatto da rinnovabili SOLAR+WIND+BATTERIES

Mantra: la parola deflazione non tornerà più, abituiamoci al ritorno in auge del concetto di scarsità.
Chi afferma questo solitamente è europeo e crede che il mondo somigli a Daimler o Bmw.

Realtà: basta guardare la linea rossa per capire come l’evoluzione di prodotto e di processo abbia un potenziale deflattivo pauroso.

Ricordiamo bene questa data, 13 gennaio 2023, perché segna il trionfo del capitalismo statunitense, altro che fine del sistema monopolare Usa (mantra usato da chi quel capitalismo non è mai riuscito a crearlo).

Il capitalismo che funziona è deflazionistico per natura. Il capitalismo che funziona è quello che guadagna sui volumi, non sui margini, che divide con i consumatori l’abbassamento di costo delle economie di scala.

Nel 2023 i mantra non funzioneranno. A pagare saranno le imprese che ostacolano, che negano l’innovazione, gli stati che prendono le distanze dal modello Usa, le economie che pensano non a superare ma a mantenere l’attuale equilibrio.

Mantra: la Fed alzerà fino a far scoppiare una crisi.

In realtà secondo noi allenterà la politica monetaria prima di quanto pensano i mercati perché è già oggi in overshooting.

Mantra: nell’Eurozona non c’è eccesso di domanda per cui la BCE è vicina a quel 3% che segna la fine della politica restrittiva. In realtà la politica restrittiva della BCE deve ancora iniziare e, se comincerà, l’impatto su economia e asset finanziari non sarà positivo.

Mantra: negli Usa ci sarà recessione nel 2023.

In realtà l’ISM ordini indica che già oggi siamo ad minimo del ciclo di attività. La realtà probabilmente è che nel 2023 vedremo un recupero dell’attività produttiva e con essa un aumento del Pil reale di circa un 3%, di cui 2,9% derivante da aumento di produttività.

Questo lascerà tranquilla la FED; ci aspettiamo infatti un Pil nominale tra il +5% +6%

Nell’Eurozona la crescita reale 2022 è del tutto imputabile ad un aumento degli occupati (+1,6%) con produttività negativa (-0,1%). Dato il tasso di disoccupazione ai minimi storici 6,5% e un’inflazione ai massimi storici, prevediamo crescita reale leggermente negativa ed un’inflazione compresa tra il 4% ed il 5%.

Mantra: la globalizzazione è finita e con essa il suo impatto sulla crescita mondiale.

In realtà il commercio mondiale nel 2022 ha toccato il suo massimo storico e anche nel 2023 continuerà a dare un contributo positivo alla crescita del Pil mondiale.

Linee guida per la definizione dell’asset allocation.

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Questo articolo ha un commento

  1. Luca

    Interessante!

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